Archivio | Maggio, 2008
29 Mag

Incontri ravvicinati

Non sappiamo e probabilmente mai lo sapremo se è stato tutto un delirio, il frutto della nostra mente usurata a furia di veder gli estratti di x factor ma si dà il caso che l’altra mattina alle ore 5.40 ci siamo svegliate di soprassalto (stavamo senza occhiali e noi senza occhiali siamo le ciecate di Sorrento) e abbiamo visto ai piedi del letto una cosa piuttosto grande che si muoveva con una pelliccia intorno…il tempo d un nano secondo e il nostro RNA messaggero portava al cervello il seguente messaggio "c’è una zoccola sotto al letto, si salvi chi può".

Abbiamo quindi circumnavigato il letto ed emettendo un sibilo di urlo strozzato in gola, siamo fuggite, chiudendoci alle nostre spalle la porta della camera da letto , colte da una crisi isterica abbiamo chiamato nostra madre. Al nostro piangere e urlare che c’era una zoccola nel letto, nostra madre, ancora sotto effetto destabilizzante del sonno, avrà probabilmente pensato che stavamo delirando su di una puttanona che si era infilata sotto le nostre lenzuola o che, avendo litigato con il Lemure, lo appellavamo in quella maniera, perché ci ha risposto " ma che stai dicendo? stai calma è stato solo un brutto sogno" e noi " ah mà non hai capito! c’è un topo, una zoccolona enorme, aiutami, fai venire papà ad ammazzarla, o Dio mio dovrò buttare tutto, pure il letto!"

Nei 40 minuti che sono trascorsi dall’arrivo di nostro padre, eravamo in preda al terrore più assoluto, perchè la paura che l’uomo ha del topo è davvero atavica e infatti , oltre al naturale schifo, eravamo assolutamente paralizzate e incapaci di aprire la porta della stanza neanche per dare una sbirciatina, piuttosto avremmo preferito chiedere l’autografo a Fabrizio Corona (cosa altrettanto ripugnante). Nel mentre, andavamo su e giù per la cucina e  riflettevamo che, pur non avendo avuto il tempo di inforcare gli occhiali e non potendo mettere la mano sul fuoco di aver visto davvero un topo, la presenza del ratto era piuttosto plausibile:

1°avevamo lasciato la serranda della cucina che dà sul balcone al primo piano abbassata per metà;

2° sotto di noi c’è un negozio di sanitari che spesso tiene scatoloni e imballaggi accatastati;

3° l’ondata di caldo del giorno prima.

Una volta arrivato nostro padre è entrato subito nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé, mentre noi istintivamente ci abbarbicavamo sulla sedia della cucina in preda al terrore puro. A quel punto non abbiamo sentito più nulla e allora abbiamo incominciato ad urlare" papà che sta succedendo , cosa ti sta facendo", neanche nostro padre fosse Sigourney Weaver intento ad affrontare Alien nello scontro finale. In effetti è alquanto improbabile che un topo, seppur cresciuto e pasciuto nella monezza della capitale, possa fare qualcosa a qualcuno, tipo prendere un bastone e dare mazzate ad un cristiano. Dopo qualche interminabile istante, nostro padre è uscito fuori (già abbiamo detto che ha una  predilizione per il melodramma e per la suspense) e infatti scuotendo la testa ci guardava in silenzio con aria affranta , noi sempre più appanicate abbiamo pensato "ecco ha trovato una colonia di ratti" e invece ci sentiamo dire in casertano" Vagluò mi sa che hai preso lo zuoccolo per una zuoccola"! Dove zuoccolo sta per pantofola. Insomma non aveva trovato nulla, tra l’altro è rimasto un’ora in casa a cercare dappertutto…niente.

Non sappiamo che pensare , o abbiamo immaginato tutto (vuoi la penombra, vuoi la miopia) oppure il topo è scappato mentre noi facevamo altrettanto o peggio ancora si è rintanato da qualche parte e spunterà quando meno ce lo aspettiamo (questo è l’ipotesi più agghiacciante). Insomma, l’unica certezza è che, nonostante ieri sera ci siamo chiuse dentro , abbiamo avuto molta difficoltà ad addormentarci (naturalmente  il pomeriggio l’abbiamo passato a ispezionare ogni angolo della casa e a disinfettare e lavare tutto il possibile) . Purtroppo la zoccola che abbiamo intravisto, immaginata o meno, non aveva affatto le sembianze di un simpatico topo di campagna e al solo pensiero che non fosse stato un sogno ci riviene da piangere.

26 Mag

La debosciata vita di nostro cugino

Già avevamo avuto modo di accennare alla figura mitologica di nostra cugino, metà Costantino metà lettino solare, quando parlammo di lui in occasione di un passaggio che ci diede per l’aeroporto a noi e nostra sorella in partenza per Vienna. La breve digressione sul cugino fu l’espediente per evidenziare il contrasto dei caratteri fisici e psichici che spesso possono incorrere tra consanguinei. Quanto noi eravamo appanicate e strette alle bottigliette di acqua (neanche fossero borraccette di grappa del San Bernardo), quanto l’altro era gagliardo e strafottente con le sue infradito rosa shoking e la sua maglia attillata nella stessa tinta. Sono passati due anni e nostro cugino che abbiamo lasciato girovagare per il terminal B, non è cambiato una virgola anzi è oramai divenuto una chimera,  la trasfigurazione estrema di se stesso.

A nostro parere, senza timore di apparire esagerate,  nostro cugino può assurgere ad emblema e capro espiatorio di tutti i mali del Paese, la chiave di lettura delle peggiori vicende di questa triste fase storica: dalla monnezza, alla sterzata a destra, dai capelli asfaltati di Berlusconi ai programma di Maria De Filippi fino ad arrivare al buco nell’ozono.

Nostro cugino, infatti, riassume in sé i vizi che hanno portato a cotanto sfascio della società civile che si possono di seguito riportare: menefreghismo, culto della propria personalità, individualismo, negazione della realtà,  disprezzo per le regole e ridurre la vita ad un fotoromanzo. Con questo non vogliamo sostenere che nostro cugino sia una persona spregevole, fondamentalmente trattasi di un bamboccione, incapace di fare male ad una mosca, il tipo che si commuove davanti ad una Carrambata, ma proprio questo suo essere senza midollo lo identifica pedissequamente ai difetti italici sopra menzionati.

Dicevamo che è oramai la trasfigurazione di se stesso, è così bello (o almeno bello come la società di oggi può intendere la bellezza) da apparire un mostro: ostenta muscoli iperbolici e un’abbronzatura che neanche nell’Africa subsahariana si sognano, ha le ciglia così sfoltite da sembrare Marlin Dietrich, e i denti mostruosamente intonati al bianco intonso delle scarpe. Il suo colore preferito è il rosa che ostenta in magliette super aderenti con donnine tettutte che ammiccano, cinture che sembrano insegne di negozi e pantaloni con strass e borchie.

Il guaio di nostro cugino, cresciuto a riso con pollo e a Maria De Filippi, è che per lui la vita è tutta una "esterna". E’ pertanto un inguaribile romantico, incline alla lacrima e allo sms facile, si innamora perdutamente di una serie di sgallettate e sciaquette (definirle così è un eufemismo),  cloni di troniste e veline, il cui problema principale è quale decorazione farsi applicare sulla french manicure. Per giunta in questo mondo virtuale se le trova tutte sparse per il mondo, è inevitabile poi la cocente delusione quando le raggiunge nei paesi nativi, trovandole, quando va bene, in bella compagnia, quando va male con padri ergastolani, madri isteriche che lo maledicono fino alla settima generazione oppure beccandole in piena tresca con un loro cugino carnale (successo in Italia)…. insomma paesi che vai, costumi che trovi!.

Nostro cugino, spesso, ci invita a rifarci il naso e ad essere più appariscenti, probabilmente vorrebbe vederci andare in giro con il culo appizzato, arrampicate su décolleté blu cangiante con tacco vertiginoso, pantaloni bianchi aderenti e canotta strizza tette, e magari con un particolare che faccia tendenza, come farsi marcare a fuoco la sigla D&G sul sedere.

Se per noi nostro cugino è un alieno, altrettanto appariamo a lui strane e bislacche. Una volta quando si lamentava di non avere la gioia di assistere al matrimonio di nessuna delle cugine (e così, aggiungiamo noi, avere la scusa di svaligiare il negozio Cavalli per l’acquisto di un completo bianco da cerimonia, stile Uomo del Monte, con annessi stivaloni da cow boy), noi gli abbiamo risposto riportando fedelmente il pensiero del Lemure, basato sulla convinzione di risolvere la spiacevole faccenda matrimoniale con un permesso da lavoro che lo porterebbe ad impalmarci al Comune in una mezz’ora, per poi ritornare frettolosamente in ufficio alle sue mansioni quotidiane . Nostro cugino a sentire ciò, si è accasciato sul divano, iniziando a ridere istericamente e a farsi prendere dalle convulsioni, dicendo che certe cose lui non le aveva mai udite e che eravamo tutti da ricovero.

Per dire…che ogni cosa è relativa.

20 Mag

Lapsus freudiano

Sancho Pansa ufficialmente non è più il nostro capo ma, scorretto come è, non si è preso neanche la briga di dircelo direttamente, ci ha fatto pervenire una comunicazione scritta. Il punto è che, nonostante questo, ci affida ancora delle mansioni, così ieri abbiamo annotato controvoglia e velocemente (con la nostra consueta pessima calligrafia) il luogo dove si sarebbe svolta una sua riunione: "salone della musica". Poco dopo, quando siamo andate a rileggere l’appunto, distintamente si poteva leggere ciò:" salone della minchia".

Ah Freud , che genio!

14 Mag

Sulla potenza degli isterismi ovvero dove si dimostra di come due alienate possano far camminare i treni e di come un giovanotto assennato riporti una delle due sciagurate alla ragione.

A casa da Miss perfezione (per intenderci l’amica precisina e ansiosa di cui dicemmo tempo fa). Parlando del più e del meno davanti a the ai frutti di bosco e  pasticcini.

Miss perfezione: "senti cara, ma Manu (amica comune) ti ha fatto commenti sul Lemure dopo averlo conosciuto alla pizza"?

Noi: "parli della pizza di 8 mesi fa"?

Miss perfezione: "si quella di settembre".

Noi: "no, da quella volta l’ho solo sentita per telefono e non ha fatto alcun riferimento al Lemure né in senso positivo né negativo, bo, avrà avuto una pessima impressione".

Miss perfezione (portandosi la mano sul mento e girando gli occhi da un lato a mò di ragionamento): "la cosa è alquanto sospetta, non credi"?

Noi: "sospetta di che? Temo che si sia rotta le balle, quella sera lei e il marito non conoscevano nessuno, a parte noi due".

Miss perfezione: "non ci si comporta così, un accenno lo doveva fare, è una tua amica da tanti anni, era la prima volta che lo vedeva e poi è un bel ragazzo, ci vedo la malafede a non proferire alcuna parola".

Noi: "grazie cara, più che bello, direi che è un tipo. A proposito non noti che da quando sta con me si sia un poco imbruttito e che abbia la faccia più gonfia? Ammettiamolo, prima quando non mi filava, era più bellino".

Miss perfezione: "no cara , obiettivamente a quella pizza era il più bello della tavolata, è pure meglio di Mauretto mio, non trovi?"

Noi: "no, ma che dici? Mauretto ha i lineamenti così gentili. Per quanto riguarda Manu, non esageriamo, perché dovrei prendermela, per così poco… no?"

Miss perfezione (intuendo il nostro attimo di titubanza): "dici? Ne sei sicura"?

Noi (non aspettavamo altro): "bè, ora che mi ci fai pensare poteva rivolgere una parola diplomatica, dirmi " che simpatico il tuo ragazzo" tanto per buttare qualcosa lì, per educazione, mica per altro…."

Miss perfezione: "infatti, un atteggiamento assurdo, secondo me non ti voleva dare soddisfazione".

Noi (con gli occhi pallati di chi ha scoperto il marito a letto con l’amante) : "ora che ci penso, pure la sua amica quando mi chiamò all’indomani della pizza non fece alcun cenno".

Miss perfezione (arricciando le labbra a mò di disgusto): "diciamolo è stata davvero pessima, si, si proprio pessima".

Qualche giorno dopo, riportiamo trafelate il dialogo al Lemure come gli stessimo raccontando dello sbarco sulla luna.

Lemure (attonito): "Scusa, di che stiamo a parlà"?

Noi (ingenue): "uffa te lo devo ripetere da capo? Allora Miss Perfezione ha detto che alla pizza di settembre l’atteggiamento di Manu è stato sospetto perché….."

Lemure: "tu e la tua amica passate il tempo a parlare di una cosa successa mesi fa? Ma ti rendi conto"?

Noi: "si, però, in effetti….."

Lemure: "M, senti a me, esci fuori dal tunnel".

Noi (ancora ingenue): "quale tunnel"?

Lemure: "tu e Miss Perfezione passate il tempo a spaccare il capello, a parlare del futile, se ero il più bello della tavolata o se ero più bello di Mauretto. Siete pesanti"

Noi: "primo: è stata lei ad eleggerti Mr. Tavolata e non io, e secondo: vorrei ascoltare quello di cui parlate te e i tuoi amici. Anzi lo so…non mi dicevi l’altra volta che il tuo amico fascio rifletteva sui vantaggi di dividere l’Italia in tribù come avveniva agli albori della nascita di Roma, i Sabini da una parte , gli Equi dall’altra …questi discorsi non sono da pazzi? Eh? Eh?"

Lemure (per niente scomposto e ostentando una certa flemma) : "M. dai retta a me, fatti nuove amicizie, per esempio quelle ragazze del blog che mi dici essere tanto intelligenti (J ) ….."

Noi: "ma non sono di qui…."

Lemure: "peccato".

Noi: " lo so perché dici così, perché vuoi uscire con i tuoi amici, senza sentirti in colpa per me che sto a casa".

Lemure: "M. senti a me, lascia perdere Miss Perfezione, è tanto buona e cara, ma deve essere presa a piccole dosi, lo dico per la tua salute mentale. Ogni volta che vai a casa sua c’è sempre qualche congiura da analizzare. Aspetta, fammi indovinare….avrete parlato anche di Luchino e Elviruccia? Di come siano stati sfacciati a non ringraziarvi per aver contribuito alla nascita del loro amore".

Noi (orgogliose) : "si, certo anche di quello abbiamo parlato".

Lemure: "siete delle pazze".

Noi: "ridi pure, l’affronto  mi è stato fatto, eccome. Me lo dicono sempre le mie sorelle – non fare del bene se non sopporti l’ingratitudine- perché non gli dò mai retta? Ti ricordo che quella zitella di Elviruccia passava i pomeriggi ad ammorbare me e Miss Perfezione perché era sola – quando io stavo nelle sue condizioni non ho fracassato i cogliomberi a nessuno – e me la son scarrozzata notte e giorno per farle conoscere Luchino e poi una volta che lo ha accalappiato neanche un po’ di gratitudine, sparita, neanche una…"

Lemure: "….telefonata, siete ripetitive "

Noi (con la coda tra le gambe): "mi sa che hai ragione, mi son fatta trasportare un pò….."

Lemure (sconsolato): " solo un pochino ?".

12 Mag

Ieri ho incontrato Lise e ci è mancato poco che, nella stessa giornata, incontrassi anche Canto (per questioni di orari non è stato possibile).  Il blog è una grande opportunità per conoscere persone intelligenti, vivaci e curiose, Lise è una di quelle, non mi spertico ulteriormente in lodi perche so già che mi cazzierebbe 🙂 Aggiungo solo una cosa, i complimennti per la sua energia; nonostante il viaggio e l’orario (io al suo posto mi sarei da un pezzo ritirata nella bara)  poteva vantare una pelle radiosa. Una Roma incantata (le cartecce per terra non valgono) e notturna è stata  testimone silente del nostro incontro. Alla prossima Lise.

 

6 Mag

 

 Mamma Lemure

Alleluja, questo week end, poco prima della partenza per il lago, è avvenuto l’incontro con mamma Lemure. Stante la velocità con cui il tutto è avvenuto, poteva essere un’esperienza indolore e dopotutto lo è stata; in effetti se l’incontro fosse durato di più, sarebbe potuto andare molto peggio di come è andato.

Allora, ci trovavamo in macchina ad attendere il Lemure che scendesse da casa per l’agognata partenza, quando all’improvviso ci è comparso davanti, imprecando e bofonchiano qualcosa a proposito di un animale in gabbia o di una belva ferita. Bruscamente ha fatto parcheggio e ci ha intimato di seguirlo.  Dopo un bel po’, appena il tempo (Gesù sia ringraziato) di metterci la giacca per coprire l’imbarazzante cerotto Evra ben evidente sul braccio, abbiamo capito che saremo salite su casa per conoscere la mamma e che la belva di cui parlava era propri lei, rea di averlo supplicato di potersi almeno affacciare in balcone per scorgerci da lontano (il Lemure è lemure pure con i suoi).

Appena entrate, abbiamo ostentato scioltezza: primo errore, perché quando iniziamo a parlare velocemente è la volta buona che ci si prosciuga la saliva e iniziamo a zompare sulle vocali, utili spesso a indicare il genere, tipo " Signora, spesso ho chiesto a Gian Luco di poterla conoscere, ma lui sempre a fare il vaga….".

Secondo errore: rallentamento del RNA messaggero, tipo alla domanda retorica da parte di mamma Lemure relativa alla sua somiglianza con il figlio, noi abbiamo capito che intendesse dire che eravamo noi a somigliare al Lemure e non lei. Ciò oltre ad averci fatto assumere un’espressione beota e non a farci rispondere coerentemente, ci ha fatto offendere terribilmente, prevenute come siamo da quando un amico del Lemure notò una certa rassomiglianza per via del naso a patata (n.d. O.: la spiegazione di quello che voleva dire la madre ci è stata svelata dal figlio troppo tardi, quando eravamo in macchina).

Terzo e fatale errore: il complesso della piccola fiammiferaia che ci prende in condizioni di particolare emotività, tipo dire ai genitori mentre li si saluta " grazie dell’opportunità che mi date, intendo la casa al lago, grazie ancora". Possiamo giurare che nel proferire tale frase abbiamo sentito la nostra voce per un attimo incrinarsi dalla commozione, come se non avessimo mai avuto un tetto sopra la testa. Per non parlare dell’uso improprio di "opportunità". Studiare tanto per non avere in testa al momento giusto alcun sinonimo che suonasse meno patetico di questo. Cacchio, mica stavamo facendo un colloquio di lavoro, " grazie per l’opportunità" sarebbe stato consono verso qualcuno che ci sta dando un lavoro e/o ci sta mettendo alla prova. Ma forse inconsciamente volevamo dire loro" non c’è una sera che non ringrazio tutti i Santi del Paradiso per il colpo di culo che ho avuto ad aver accalappiato il vostro figliolo. Ero una zitella oramai sfiorita e destinata la domenica pomeriggio a girare sull’85 da capolinea a capolinea senza neanche scendere (questo fatto, indubbiamente penoso, è accaduto più di una volta). La vita mi ha dato questa opportunità, grazie pure a voi che avete reso possibile "o miracolo" mettendo al mondo quel po’ po’ di uomo che è il Lemure".

Per dirla breve, dopo appena tre minuti di conoscenza, il Lemure ci ha spinto via con forza verso le scale mentre noi sfinite e annichilite ci trascinavamo abbarbicate a lui, quando poi ridendo ci ha detto:"che patetica che sei stata", al solo pensiero abbiamo lanciato un urlo di disperazione, inscenando un finto svenimento.

Si, dopo tutto poteva andare molto peggio.